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La Storia del Tresette

Nonostante sia un argomento controverso, si ritiene che le origini del Tresette siano da ricercarsi in Spagna, anche se le sostanziali modifiche e influenze che il gioco ha subìto sembrano provenire dalla città di Napoli, punto di partenza della diffusione del gioco nelle restanti regioni italiane.

Un'antica filastrocca napoletana, risalente all'epoca seicentesca, fa intuire che il gioco fosse già ampiamente diffuso in diversi paesi tra cui anche la Turchia. La filastrocca in questione, proveniente dalla canzone "Michelemmà", recita in dialetto napoletano:
"E’ ‘nnata ‘miez ‘o mare ‘na scarola - E li Turche se la jocano a tressett, e i Turche se la jocano a Primera".

Bisogna tenere a mente che il Tresette è un gioco particolarmente versatile che si adatta facilmente a diverse varianti, modificandosi in base al numero di giocatori. Per questo motivo, non sempre è possibile identificarlo con precisione nelle fonti storiche.

Uno dei più antichi testi che fa cenno al tressette è la Prammatica emanata nell'agosto 1631 dal Vicerè di Napoli, duca di Monterey, ora conservata presso la Biblioteca Nazionale di Napoli e reperibile sottoforma di scansione nella Biblioteca FIGS.

Il più antico trattato sul tressette oggi conosciuto è quello di Domenico Mantovano, risalente sempre all'epoca seicentesca. Qui l'autore dà forma a un vero e proprio manuale tecnico del gioco scritto in italiano. Le date precise di stampa del libretto non sono conosciute, ma il suo titolo è "Il tresette in disciplina o siano alcune regole da osservarsi nel nobilissimo gioco di tresette", e si ritiene che la terza edizione possa risalire a un periodo compreso tra il 1619 e il 1710.

Al Settecento, invece, è riconducibile un altro dei primi testi conosciuti, "LUDUS vulgo dictus tresette in quattro latino metro descriptus" di Biondelli del 1726, conservato nella Biblioteca Universitaria di Bologna e scaricabile come copia dal sito FIGS.

Arriviamo così fino all'Ottocento, più precisamente nel 1840, con l'antico testo del sacerdote partenopeo Marcello Chitarrella, la cui stampa più antica è "De Regulis Ludendi ac Solvendi in Mediatore et Tresseptem" ed è conservata a Roma nella Biblioteca Casantense.

Oggi, il Tressette è uno dei giochi più popolari in Italia ed è considerato, insieme alla Scopa, uno dei giochi di carte nostrani più ricchi di strategia e ragionamento, sia nella sua versione a coppie che in due giocatori, in cui poter contare su una memoria allenata è fondamentale ai fini della vittoria.

Esiste infine una leggenda sul Tresette, in cui quattro persone mute avrebbero inventato un gioco di carte in cui la gestualità e i segni sopperivano alla mancanza della parola. A differenza di molti altri giochi, infatti, nel Tressette regna il silenzio. È severamente vietato comunicare verbalmente con gli altri giocatori, tranne per l'uso di alcuni termini essenziali per spiegare le dinamiche di gioco; se si avverte una qualsiasi comunicazione, la partita viene automaticamente annullata o "mandata a monte". Inoltre, è essenziale posizionarsi a croce, affrontando direttamente il proprio compagno di gioco. Questa disposizione evidenzia la natura strategica del gioco, che richiede una cooperazione efficace tra i membri della coppia.

L'origine del nome Tresette non è chiara. Si pensa che, inizialmente, anche i sette avessero un valore di 1/3 di punto e che questo significasse che il tre stava a indicare la carta gerarchicamente più alta, mentre il sette quella più bassa, tra le carte con un valore superiore a zero.

In seguito, per velocizzare il gioco ed evitare che la maggior parte delle partite finisse in parità, il sette è stato annoverato tra gli scarti, o scartine, pur mantenendo il nome originario di Tresette.